Poteva mancare anche su questa newsletter una citazione a Sinner?
Ma figuriamoci!
A parte gli scherzi, il mio grande amico Jannik ha fatto delle dichiarazioni verso il mondo genitoriale. E chi, più di noi, potrebbe essere interessato?
Credo sia impossibile che tu te le sia perse, vista la viralità mediatica dell’ultima settimana, comunque in caso contrario, eccole qui:
“[…] Un pensiero alla mia famiglia, ai miei genitori, auguro a tutti di avere genitori come i miei, che non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando giocavo ad altri sport, e auguro a tutti i bambini la libertà che ho avuto io grazie ai miei genitori […]"
La libertà di scegliere quale sport praticare.
La libertà in generale.
Tutto bello e commovente presi nel momento di totale estasi, ma ora fermiamoci un attimo a riflettere.
Stai pensando anche tu di aver dato tanta libertà a tuo figlio, ma invece di vincere gli Australian Open a 22 anni, è 6 esami indietro alla triennale in Scienze delle Comunicazioni?
Batti cinque e continua a leggere.
Genitori e Sport
Il rapporto tra i Genitori e lo sport dei figli è sempre molto complicato.
Di solito il genitore Alpha-Sport [definizione del genitore (papà o mamma) che ha praticato sport a buoni livelli ma non ha mai sfondato] cerca di veicolare il figlio verso la disciplina preferita: calcio, pallavolo, basket o tennis che sia.
Poi il genitore si piazza in tribuna, beve una birra di troppo, insulta nell’ordine arbitro, allenatore e genitori dei compagni di squadra, e viene allontanato.
Il figlio, alcune volte, subisce un rigetto e prende altre strade, oppure continua per soddisfare la fierezza del genitore.
In questo, i genitori di Sinner si sono dimostrati veramente bravi: vicini ma con distacco. Anche perché vedere una partita di loro figlio è deleterio per il sistema cardiocircolatorio. Anche se non sei suo padre o sua madre.
E tu? Come te la cavi con il distacco rispetto alle prestazioni sportive di tuo figlio?
Io, così così.
Figlia Grande pratica ginnastica ritmica da un paio d’anni e sto già guardando a quale Olimpiade potrebbe partecipare, anche se tira cerchi e clavette a destra e a manca.
Rettifico: io, male.
Va bene, aggiungo questo aspetto alla voce “Ampi margini di miglioramento”.
Ora, togliamoci un attimo dall’argomento sport e continuiamo a parlare di libertà.
Quanta libertà?
Capire quanta libertà concedere ai figli è veramente complicato.
Le variabili sono moltissime: età, maturità, precedenti, compagnie, andamento scolastico, autonomia finanziaria e molte altre.
Ma alla fine ci troviamo tutti al solito nodo cruciale:
Se adesso gli dico di no, troverà il modo di farlo lo stesso e finirà malissimo. Se gli dico di sì, minerà la mia autorità nei suoi confronti.
Rileggiamo con calma un paio di volte la frase precedente.
I figli, dalla pre-adolescenza in su, ci fanno un pò credere quello che vogliamo. Il gap generazionale è troppo ampio. Noi indossavamo le tute in acrilico e guardavamo Hello Spank, loro le scarpe di Gucci mentre fanno un video su TikTok.
Guardandoci un pò dentro, la smania di controllo per non far cadere i ragazzi in errori già commessi da noi o in situazione ad alto potenziale di rischio, ci mette in modalità vigile.
Con tutti il rispetto per la categoria, i vigili non piacciono molto. Perché, anche se il controllo è il loro lavoro, ti senti subito sotto giudizio.
Ti sei mai visto/a come un vigile con una bella paletta alzata verso i tuoi figli?
Io, sì.
La svolta di pensiero - gli americani direbbero “game changing” - è rivalutare la differenza tra autorità e autorevolezza.
“Devi rientrare alle 23:00.” [AUTORITARIO]
“Secondo me, le 23:00 sono un buon orario per il rientro. Almeno, non ti rovini la domenica e potresti fare anche (riempire a piacimento con qualcosa che desidera il figlio). Cosa ne pensi?” [AUTOREVOLE]
Con l’autorevolezza si esprime un indirizzamento, in base all’esperienza, si inserisce sempre una nota positiva rispetto a una possibile confutazione e non la si pone come decisione unilaterale.
Questo, per me, è il principio di maggior valore su cui dobbiamo lavorare, per garantire una buona libertà ai nostri figli.
Ti riconosci?
Piccoli Sinner, crescono. Ma anche no.
Ok Sinner è un ragazzo d’oro. Lo capisci quando nelle interviste post-partita si stritola le mani dall’imbarazzo.
Ma lo sono anche i nostri!
Grazie al cavolo, mi dirai, ogni figlio è bello a mamma soja.
Ok, intendevo che per quanto passino momenti difficili, frutto delle varie età e periodi ormonali che affrontano, mantengono sempre dei gesti che solo noi riusciamo a vedere e interpretare.
Un intercalare, la voce rotta, un capriccio, un rituale, un piccolo tic, uno sbuffare, un dito che riavvia un ciuffo, il pulirsi gli occhiali più del dovuto, una excusatio non petita, un cioccolatino lasciato sul comodino, un aiuto in un momento inaspettato.
Qui risiede la loro libertà, da salvaguardare ad ogni costo.
Non è necessario vincere uno Slam o avere “successo” nella vita, che tutti rincorrono ma nessuno sa ben definire, per essere buoni genitori con buoni figli.
Alla prossima!