Frequentavo la prima liceo e la professoressa di italiano ci diede da leggere “L’amico ritrovato” di Fred Uhlman.
Credo sia una tappa fissa del programma scolastico italiano.
Avevamo un mese di tempo per leggerlo a casa e poi un malcapitato sarebbe stato sorteggiato per esporre il contenuto.
Indovina chi è stato scelto dalla sorte?
Arrivo abbastanza spavaldo alla cattedra, racconto la trama del libro e il finale. Beh, il mio finale. Quello che avevo confezionato, senza leggere le ultime venti pagine del libro perchè non ne potevo più.
Perchè un autore di narrativa avrebbe dovuto stravolgere una storia proprio nelle ultime venti pagine?
La risposta fu un meritato quattro e una derisione in pubblica piazza. Insomma, una bella lezione, che ricordo ancora.
Si cresce, con calma
Dopo quell’esperienza, ho imparato a finire i libri. L’imposizione di un titolo e l’associazione di un dovere scolastico, però, non mi faceva proprio digerire la lettura.
Solo dopo qualche anno, ho messo un piede consapevole in una libreria e poi in una biblioteca e ho iniziato a scoprire il piacere della lettura.
Naturalmente è stato difficile conciliare lo studio, l’attività sportiva e la playstation. Le priorità, non proprio in quest’ordine, non lasciavano molto spazio alla lettura.
Il punto è proprio questo: capire che la lettura di un libro può dare maggior soddisfazione di una visione passiva di una Serie TV, di uno scrolling infinito sul cellulare o di una ricerca selvaggia di zuccheri complessi nel frigo.
Quando lo capisci, effettivamente, il tempo a disposizione può essere poco: lavoro, gestione dei figli, gestione della casa, etc…
Ti ritrovi alla sera, tra le 20 e le 22 circa, in una di queste situazioni:
Figli a letto, Tv accesa e crollo psicofisico sul divano.
Figli a letto, asse da stiro aperto e il rimpianto di non aver sfruttato il weekend.
Figli in giro per la casa, con nessuna intenzione di andare a letto.
Figli con cuffie e cellulare, imbambolati in qualche angolo della casa.
A parte il punto sull’asse da stiro, difficilmente procrastinabile, a meno che tu non sia promotore della moda stretch o tu abbia comprato un set settimanale di camicie “no stiro”, ci sono ampi margini di manovra.
Vediamo un pò.
Prevenire è meglio che curare
C’è stato un periodo in cui vivevo da solo, arrivavo a casa intorno alle 18 e avevo almeno 5 ore disponibili per svagarmi.
Rigorosamente non facevo nulla. E ora me ne pento.
Ma rimettiamo per un attimo la casacca da genitore instabile e pensiamo ai nostri figli: pur intasando i loro calendari con attività fisica, ripetizioni, lingue orientali e lezioni di TikTok, verso le 18 tornano all’ovile.
E se provassimo a inserire una sana abitudine?
Il gioco, perchè alla fine bisogna sempre buttarla su un aspetto ludico - gli esperti parlerebbero di gamification - potrebbe essere architettato così:
Sfida genitori-figli (se hai figli dall’adolescenza in su).
Ognuno decide un libro per sé (vi consiglio di sfruttare il sistema bibliotecario).
Ogni giocatore dedica almeno 30 minuti di lettura, prima che finisca la giornata, e segna questo traguardo su un calendario condiviso (attaccatelo in cucina).
Alla fine del mese, un’oretta di raccoglimento casalingo dove ognuno racconta il suo libro, con votazione e elettore del vincitore, con qualche requisito:
Devi aver rispettato i 30 minuti al giorno - vale anche accumularli.
Il racconto (pitch) deve essere un pò animato e particolare, per guadagnarti più voti.
Bisogna tirar fuori una morale/un insegnamento da condividere.
Al vincitore verranno caricati 10 euro, spendibili o in libreria o sugli store digitali.
In 30 minuti, con un ritmo lento, si leggono circa 15 pagine. In un mese, potete leggere libri fino a 450 pagine.
Se il metodo funziona, si possono variare le regole: aumentare il numero di libri al mese (e la ricompensa), variare i generi (gialli, fantasy fino ad arrivare alla saggistica) o stabilire a priori come raccontare il libro a fine mese (una piccola presentazione, una mappa mentale o le cinque citazioni più identificative).
Ricapitolando: se non funziona, rimanete come siete e magari la voglia di leggere arriverà in altro modo o non arriverà. Se funziona, sia tu che i tuoi figli beneficerete di un’abitudine che vi arricchirà.
Hai figli più piccoli e non sei ancora in questa fase, ma vorresti iniziare a seminare? Sei nella mia situazione. Continua a leggere.
Un pensiero ai più piccoli
La routine per far addormentare i figli piccoli, diciamo sotto i 6 anni, può essere un martirio per tutti. Toglierei il condizionale.
Un possibile scenario che aiuta a quietare l’animo agitato dei nostri figli è la lettura di un libro. I battiti del cuore rallentano, si aprono i primi sbadigli e si coglie l’occasione di trasmettere qualche concetto educativo, che male non fa.
Il problema è sempre lo stesso: come iniziare?
Il consiglio è quello di far scegliere il libro al bambino, magari portandolo in una biblioteca dove ormai ci sono tantissimi spazi dedicati ai piccoli e altrettanti bibliotecari preparati con i migliori approcci.
Alla sera, nel letto, con una lucina reperibile su Amazon iniziate con poche pagine. E vedete come va.
Credo che la parte difficile di questo processo di avvicinamento alla lettura sia il passaggio al contesto scolastico, anche se sembra un paradosso.
Se fossimo così bravi da riuscire ad ammortizzare il senso dell’obbligo con la semina di una passione, già con qualche fioritura alle spalle, magari i nostri ragazzi potrebbero sviluppare il proprio interesse verso i generi letterari preferiti, indipendente da ciò che la scuola propone o, meglio, propina.
E se un giorno nostro figlio arrivasse in classe, alzasse la mano durante l’ora di italiano e dicesse: “Nell’ultimo mese ho letto l’ultimo libro di Murakami e lo consiglio a tutti quelli che volessero immergersi in un mondo onirico ma allo stesso tempo contemporaneo”, beh allora potrebbe essere una mezza vittoria nel casellario del genitore instabile.
Forse è più un miracolo, ma mi piace vederla come una vittoria.
Welfare aziendali alternativi
Nel 2021 l’amministratore delegato Danilo Dadda ha istituito un premio mensile per i dipendenti che avessero letto un libro (100€ per un libro in italiano e 300€ per un libro in lingua straniera).
Vi lascio qui il link all’articolo e ad una sua intervista.
Io trovo sia stata un’idea geniale che sfrutta una leva economica, che fa sempre gola, per incentivare la coltivazione di un bene personale che, in un contesto aziendale, diventa un valore aggiunto per tutti.
A volte non servono master in Leadership o sessioni di Team building, giocando a paintball. A volte, basterebbe leggere o riprendere un classico che da giovane proprio non riuscivamo a digerire e riproiettare quei contenuti sul nostro contesto di vita: professionale, aziendale e personale.
Manager in ascolto, prendete esempio.
Genitori Instabili in ascolto, anche senza benefit aziendale, ricordiamoci che le pause pranzo estive conciliano molto bene lo sfogliare delle pagine: si produce aria fresca in volto, e anche un pò più in profondità.
Applichiamoci, altrimenti non lamentiamoci se i nostri figli ci battono nelle sfide familiari!
Alla prossima!