Sapevo che sarebbe stata una settimana difficile.
Giugno è un mese senza mezze misure: o prendi una settimana di ferie o ti trovi in un tourbillon di feste di fine anno, chiusure di progetti lavorativi, sbalzi termici e umorali e tasse da pagare.
In quel machiavellico sistema di incastri di gestione dei bambini e dei nostri lavori, questa volta l’onere onore di una gestione più ampia, anche in reperibilità notturna, delle bambine è toccata a me.
Dovevo trovare un sistema per farmi aiutare: da una tata full time? No tengo dinero, come dicevano i Righeira; da integratori multivitaminici ed energizzanti? Ti svelo un segreto, non funzionano. Niente, c’era bisogno di un’idea rivoluzionaria.
Farmi aiutare dalle mie figlie
Cogliendo al balzo l’imminente uscita di Inside Out 2, faccio scattare l’operazione ricatto costruttivo con Figlia Grande.
Sai che non sono un grande fan dei ricatti e del metodo “Se, allora”, ma ho coniato il termine ricatto costruttivo e quindi la mia coscienza era a posto.
Ti racconto come funziona.
X Factor
Ho preso un foglio di carta e, grazie ad una delle mie principali doti, ho partorito quest’opera d’arte.
Il gioco, o ricatto costruttivo, consisteva nel riempire con una X una casellina ogni volta che Figlia Grande, possiamo chiamarla Alice visto che c’è scritto, infrangeva il codice comportamentale casalingo (un capriccio prolungato, un pasto svogliato, una routine serale difficoltosa, una rissa con la sorella, un risveglio che avrebbe tolto la pazienza anche a Madre Teresa, etc…).
Se avessimo riempito tutte le caselle, Alice non sarebbe andata al cinema nel weekend.
Naturalmente, l’unico giudice ero io.
E qui mi sono accorto che la mia grande teoria sul ricatto costruttivo aveva delle falle. Di base, era un mero ricatto. Punto.
Quindi è successo che Figlia Grande faceva qualcosa di brutto, a mio avviso, io procedevo con una amorevole ammonizione, ricordando il gioco delle crocette; lei si innervosiva ancora di più, io mettevo la croce e la serata degenerava.
Dovevo cambiare qualcosa alla svelta.
Il secondo giudice
E’ un anno che scrivo in questa newsletter di non porsi come unico attore giudicante in una discussione con i propri figli. Com’era la questione del predicare e del razzolare?
Eccomi, presente!
Come detto la settimana era complicata: feste che facevano oltrepassare il classico orario della nanna, sveglie sempre all’alba, tosse e raffreddori insiti in un clima equatoriale. Con uno spruzzo di dermatiti, che guai a farsele mancare, e una manciata di “mi manca la mamma” e di “mi mancano i nonni”. La tempesta perfetta.
Ho tenuto conto di questi fattori, almeno per quindici minuti, prima di apporre quella X, onta di disprezzo. Poi ho proceduto e sono sclerato.
Stai attento qui, perchè arrivo al punto.
Mentre stavo sclerando, con urla, minacce e becero sarcasmo, mi sono accorto che l’unico che meritava una bella X era il sottoscritto.
E così ho prodotto il secondo capolavoro artistico (MOMA se mi leggi, contattami pure in privato).
Mi sono messo quindi sullo stesso piano di mia figlia. Ora anche lei poteva giudicare il mio comportamento e “minacciarmi” di riempire le mie caselline, quando esageravo.
Nel secondo disegno, in realtà, mi sono auto crocettato due volte. Dopo avere sgridato mia figlia e averle apposto la croce, mi sono reputato pessimo nei modi, e quindi meritevole di croce.
Ho notato - ma non ci vuole il Nobel per l’antropologia - che più mia figlia alzava i toni, più li alzavo io. E viceversa.
E pensare che, prima di dormire, leggiamo spesso il libro “Il mostro mangia rabbia” di Luca Mazzucchelli, che vi consiglio. Senza fare spoiler, un piccolo camaleonte si trasforma gradualmente in un mostro gigantesco quando incamera la rabbia altrui. Se inizi a trattarlo con gentilezza, lui ritorna alla sua essenza naturale, ossia un camaleonte.
Ok, ve l’ho raccontato tutto, ma procuratevelo lo stesso.
Tutto sto pippone, ma ti starai chiedendo: Alice andrà al cinema?
Popcorn finali
Come potrei privare mia figlia, dopo tutto sto cinema, di andare al cinema?
Questo esercizio improvvisato mi ha insegnato qualcosa che vorrei condividere:
Non sempre le prime idee sono le migliori. Pensaci su, potresti migliorarla o accantonarla (vale in generale);
Non erigerti a unico giudice, stabilendo da solo le regole: mettiti in discussione anche tu;
Non tenere conto solo degli aspetti negativi; lo stesso gioco poteva essere declinato in positivo, mettendo una X per ogni azione buona compiuta;
Osserva i tuoi comportamenti e, se riesci, poni rimedio: all’inizio te ne accorgerai quando avrai già sbottato, con un pò di allenamento si possono evitare gesti o parole di cui ci si potrebbe pentire;
Se hai soldi per una tata, disponibilità dei nonni o altri aiuti: sfruttali.
E allora tutti al cinema, magari senza popcorn - ché li fanno pagare un botto solo per sfruttare l’onda emotiva - e buona visione.
Quando torneremo alla realtà, potremo allenarci a migliorare ricatti un pò più costruttivi del mio rudimentale esperimento.
Alla prossima!