Ieri, 1 giugno, è stata la Giornata Mondiale dei Genitori. Si festeggia ogni anno da quando è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 2012.
Sul web sono andati in tendenza gli articoli, come questo, che suggerivano come passare in famiglia questa giornata.
Un’altra prova di come l’editoria italiana stia andando allo sfacelo.
Un’altra prova di come gli italiani abbiano bisogno di ricorrenze più o meno istituzionali per ricordarsi di avere ogni giorno in tasca una fortuna inestimabile.
Dal partner a S.Valentino, fino a mamma e papà, nelle rispettive feste, poi nonni, cani e gatti.
Arriveremo al giorno in cui ci sarà la giornata mondiale del rimborso del 730.
Stiamo diventando noiosi e prevedibili.
L’episodio rivelatore
Proprio nella giornata di ieri, mentre stavo placando le urla funeste di Figlia Piccola, ho chiesto ad Alexa di accompagnarmi con alcune canzoni.
L’intento era quello di coprire le urla per far quietare un pò i vicini. Ah voi non lo fate? Siete dei falsi.
Tra le varie canzoni, mi ha proposto questa:
L’avevo già sentita molte volte quando uscì.
Ma ieri, sarà stata l’inconscia consapevolezza della giornata mondiale dei genitori, mi ha colpito in modo diverso.
Ascoltando il testo, ho iniziato a piangere.
Vi consiglio di riascoltare la canzone, ma in sintesi è il racconto autobiografico di J-AX, in relazione alla difficoltà che ha incontrato nell’avere un figlio.
Mi ha ricordato di quanto sia stato fortunato ad avere due splendide bambine.
Mi ha ricordato di quante coppie, che hanno il grande desiderio di diventare genitori, non lo possano realizzare.
Mi ha ricordato di quante coppie hanno affrontato lunghi percorsi per coronare il sogno di una vita.
Mi ha ricordato che mi dimentico troppo in fretta della fortuna che ho tutti i giorni, non solo nelle feste comandate.
Non vergognatevi se dovete fare un pausa per prendere un fazzoletto. Siamo Genitori. Siamo Instabili. E siamo in carenza di sonno da un numero di anni indefiniti.
Ma siamo fortunati.
Cambierà qualcosa?
Probabilmente la casualità e la reazione che ho avuto non cambierà la mia routine quotidiana, fatta di urla, esasperazione e qualche bacino sanatorio.
Sarebbe come pretendere che dopo un incidente o una malattia grave a cui siamo sopravvissuti, fossimo in dovere di vivere una vita migliore.
(Ho fatto anche questo errore, ma questa è un’altra storia)
Vi lascio però alcune auto-domande, utili anche a me, da rivolgerci nei momenti più difficili quando ci relazioniamo con i nostri figli.
Iniziatele con [se non fossi stato così fortunato] e completale con:
A chi avrei raccontato le favole in un letto sottodimensionato per la mia mole?
Chi mi avrebbe chiamato mamma/papà?
Chi mi avrebbe abbracciato fortissimo dopo una crisi di pianto?
Con chi avrei dormito guancia a guancia completamente sbavato? (il cane, non è una risposta)
Per chi sarei stato un eroe?
Chi mi avrebbe truccato come una diva di Broadway?
Chi mi avrebbe ringraziato per un consiglio? (Ok, questa è pura fantascienza).
Ma soprattutto:
Chi mi avrebbe fatto cambiare la prospettiva di vita e chi mi avrebbe fatto scoprire un sentimento di amore assoluto?
Fermatevi un attimo
Tutta questa pappardella, per chiedervi di fermarvi un attimo dopo aver letto.
Finite di asciugare i lacrimoni e cercate di fare qualcosa di bello con i vostri figli, anche per coloro che non ne hanno la possibilità.
Perché a volte la fortuna gira, e non sappiamo mai quando lo farà.
Alla prossima settimana!