Vi siete mai chiesti il motivo per cui a scuola non insegnano le basi della finanza personale?
Sappiamo tutto sui sumeri e sul principio dei vasi comunicanti, ma non abbiamo nessuna nozione su come gestire il nostro esiguo denaro.
E la ricaduta qual è?
I nostri figli ci spennano.
E’ quindi lecito sognare un mondo scolastico in cui, per le vacanze estive, saranno spazzati via i classici Zanna Bianca, L’amico ritrovato e Il piccolo principe, a favore di:
Padre ricco, padre povero di Robert Kiyosaki
Il Metodo Warren Buffet di Robert Hagstrom
A parte gli estremismi, è veramente importante instillare la cultura del denaro nei nostri figli fin da piccoli, altrimenti il rischio di dover gestire in fase adolescenziale richieste di esborsi fuori scala è altissimo.
Arriviamo al solito punto.
Ma come si fa? C’è un metodo?
Certo, altrimenti per quale motivo perderei ore ogni settimana per questa benedetta newsletter? (in realtà non ci perdo ore, ma era una frase ad effetto che ci stava).
Prima vediamo l’aspetto culturale che sta dietro il metodo.
La cultura della scelta
Avete mai notato il nostro comportamento nei confronti delle richieste di esborso dei nostri figli?
Solitamente ci sono due scenari:
Scenario A
Figlio chiede
Genitore risponde no
Figlio urla o mette il muso a tempo indeterminato
Scenario B
Figlio chiede
Genitore risponde no
Figlio urla e/o minaccia a tempo indeterminato
Genitore, esausto, cede
In entrambi gli scenari la scelta è presa dai singoli attori del dibattito: il genitore nel primo caso e il figlio nel secondo (in modo indiretto).
E se non fosse sempre così?
Se mettessimo i nostri figli nelle condizioni di scegliere cosa effettivamente comprare, con una conseguente rinuncia?
D’altronde, noi adulti lo facciamo tutti i giorni e ad ogni fine mese.
Pago l’abbonamento di Netflix e mangio pane secco per un mese, o aumento la qualità della spesa alimentare e rinuncio alle piattaforme di streaming.
Naturalmente vince Netflix, nonostante la discutibile politica sugli account condivisi.
Ora serve il mio solito esempio pratico.
Gelato o gonfiabili?
E’ una calda serata estiva e tenere i bambini a casa ha lo stesso rischio di una sfida di Squid Game.
Scelgo, nel dopo cena, di portare Figlia Grande a una sagra vicino a casa.
Prima di uscire, stringo il patto economico-finanziario: faccio a vedere a mia figlia una banconota da 5 euro, dicendo che sarebbero stati gli unici soldi disponibili per comprare qualcosa.
Non mi metto in tasca niente altro, quindi se avessi avuto altre necessità, c’era una sola via d’uscita: vendere l’orologio della laurea.
Arriviamo alla sagra e mia figlia è abbastanza intenzionata a investire il budget in un gelato.
Prima di procedere alla transazione, le ricordo che non avremmo avuto poi i soldi per comprare altre cose.
Lei è inflessibile: il gelato. Ce la caviamo con un cono preconfezionato con gli Smarties, portato via a 2,20€. Una rapina.
Una volta mangiato il gelato ed esaurito il conseguente picco temporaneo di dopamina, mia figlia inizia a guardarsi in giro.
E io a sudare.
In lontananza, sotto la spinta di un compressore affaticato, prendono forma alcuni gonfiabili.
Siamo al momento della verità: reggerà il nostro patto-economico?
Naturalmente mia figlia vuole andare sui gonfiabili e, in vicinanza, spunta pure un baracchino che vende le caramelle gommose. Non è una sagra: è il regno delle tentazioni. Altro che Temptation Island.
Ricordo a mia figlia che abbiamo speso i soldi per il gelato e quindi dobbiamo rinunciare sia ai gonfiabili che alle caramelle.
Fortunatamente non sa ancora fare le somme e le differenze, ma riconosce le lettere e le mette in fila.
Davanti ai gonfiabili, una scritta inequivocabile; l’unica che, da buon DNA in parte ligure, ha imparato prima delle parole mamma e papà:
G R A T I S
Sale sui gonfiabili: il patto è salvo, così come il mio orologio della laurea.
Trattare è meglio di sganciare
Credo che una sana trattativa, anche solo per far iniziare a percepire che i soldi sono una risorsa finita, sia un momento di crescita e consapevolezza per i nostri figli.
A volte può essere anche divertente osservare le loro reazioni e le conseguenti decisioni.
Ovviamente tutto si complica nella fase adolescenziale, dove si aggiungono altri fattori critici quali: gli ormoni, il confronto con gli altri, il fisiologico conflitto con l’autorità genitoriale, le prime uscite in autonomia.
Per questo motivo è importante partire da piccoli, in modo da fornire un imprinting mediamente coscienzioso verso una cultura della scelta e verso un primo approccio di finanza personale.
Fatemi sapere le vostre tattiche su questo tema!
Alla prossima.