Ci sono tante situazioni che mi mandano in panico.
Chi debba prendere l’ultimo stuzzichino dell’aperitivo.
Le rotatorie in cui bisogna fermarsi in mezzo per dare precedenza.
Le misure dei maglioni a collo alto.
Tra queste, solo una conquista di gran lunga la vetta della classifica.
Sei in farmacia e ti chiedono: “Ma lo sciroppo è per una tosse grassa o secca?”.
Inizi a sudare e a chiederti quale sia la risposta giusta. Un 50% che ti avvicina all’esperienza di una roulette russa. Provi a farti venire un colpo di tosse, ma non esce nonostante tu abbia rischiato di soffocare per l’intera notte passata.
“Mah, credo sia una via di mezzo. Insomma, dipende.”
Ed esci con il solito Fluimicil, che peggiorerà la situazione.
Questo piccolo episodio, mi ha fatto pensare che anche le risate possono dividersi in grasse e secche.
Partendo da un dato totalmente empirico, il 90% delle risate di una persona adulta è secca.
Ci sei rimasto male?
Proviamo a capirne la differenza.
Questione di vibrazioni
Quando siamo molto emozionati, tesi o ansiosi per qualche evento, capita che il nostro corpo inizi a vibrare.
Non come la vibrazione di un 3310, non siamo a quei livelli.
Però qualche tremore, chessò alle mani, alle spalle, alle viscere, ci scuote.
Nelle risate secche non si muove nulla, se non uno degli estremi della nostra bocca che si alza di quel tanto da trasformare il nostro principale orifizio nel baffo della Nike.
E’ una risata di compiacimento, solitamente per una battuta che non faceva ridere, per un tentativo empatico di instaurare un rapporto con una persona o, semplicemente, perchè stavamo pensando ad altro, ma pareva maleducato non abbozzare un segnale di finta educazione.
Questa risata non porta alcun beneficio. Manco una goccia di serotonina (non credo si misuri in gocce), viene generata dal nostro sistema nervoso.
A chi ne fa un uso intensivo, può portare alla formazione di rughe (le cosiddette rughe di espressione), tic (vibrazioni dei lembi delle labbra, fino alle guance) e a stati emotivi tendenti alla tristezza.
Tristezza? Ma non stiamo parlando di una risata?
Sì ma, in questo caso, è finta.
La vera risata è quella grassa. E’ l’unica che ti stravolge, ti scuote, diventa compulsiva, inarrestabile, indipendentemente dal luogo e dalle persone che ti circondano.
Ti è mai capitato di essere in riunione e ripensare a una scena esilarante che ti ha coinvolto in prima persona? Inizi ad abbassare lo sguardo e a tenerti alla sedia. Sai che lo tsunami della risata grassa sta arrivando. Facendo ostruzioni, lo stomaco si ribella e inizia a risuonare, parte un moto ondulatorio verso le braccia e i muscoli superiori fino ad arrivare al viso. Ti scendono le prime lacrime, serri la bocca che insiste per aprirsi. Poi, lo scoppio. E gli occhi sbalorditi delle persone che ti circondano, che a loro volta prima ti guarderanno male e poi asseconderanno l’onda.
A me non capita spesso, ma quando succede è veramente una bella sensazione.
Ma come facciamo a inseguire le risate grasse e abbandonare quelle secche?
Alla ricerca della spontaneità
Ti racconto in breve la mia ultima risata grassa.
Stavo giocando a nascondino con Figlia grande e Moglie e mi ero nascosto dietro una porta, tenendola con la punta delle mie Timberland. Moglie apre lentamente la porta e sente un rimbalzo sulla mia scarpa. Ripete il gesto cinque volte. Inizio a ghignare forsennatamente e lei con me. Figlia grande era nascosta nella doccia, con vetro smerigliato. Inizia a ridere anche a lei. Dieci secondi di puro delirio, che ci ha riappacificato con il mondo.
E’ stata una scena spontanea, non preparata e non artificiosa.
Io quando guardo gli spettacoli o i film comici non rido. Rispetto il grande lavoro di questi professionisti, ma le risate che mi suscitano sono solo secche.
Uno show come “LOL”, invece, per quanto costruito, ha mostrato delle scene in cui la comicità era frutto dell’equivoco o di una situazione surreale. Di nuovo, spontaneo. Lì ho riso di gusto.
Alla fine la soluzione è sempre in casa: i nostri bambini.
Il grafico mostra come fino ai 5 anni abbiamo la massima percentuale di grasso nelle nostre risate, che diminuisce fino ai 40 e poi tende a risalire quando in pensione andiamo a bere un bianchino al bar.
Ma come facciamo a tornare bambini e vedere le cose come loro?
Un pò di leggerezza
Il trucco è di dimenticarci chi siamo.
Puoi essere un chirurgo o una avvocatessa di fama internazionale, un muratore, una dipendente statale, uno chef o un barman.
Quando giochi con tuo figlio/a devi spogliarti dalle tue comode (anzi di solito scomode) vesti e diventare un bambino/a della sua età.
Calati completamente nel gioco, fai le vocine quando giochi con le Barbie, piangi quando fingi di essere un bebè, segui i suoi ragionamenti anche se sembrano assurdi.
Arriverai ad un momento del gioco, in cui succederà qualcosa di talmente fuori dalle righe che scoppierete insieme a ridere.
E quando l’innesco di una risata è uno scoppio, allora potrà solo che essere una risata grassa.
Come bonus avrai un ricordo, che potrai tirare fuori durante una noiosa riunione o in un momento di tristezza. Lo tsunami delle risate grasse è sempre pronto a partire e a portare con sé tutte le persone che si trovano nelle vicinanze.
In quest’epoca in cui l’essere a dieta è una virtù, ti auguro allora di poter ingrassare a dovere le tue risate e di prenderci gusto. Come le ciliegie, una tira l’altra.
Alla prossima!