La scorsa settimana abbiamo parlato della fine della scuola.
Vi immagino rilassati su una spiaggia con uno Spritz, rigorosamente col Campari.
E invece… tlin, continuano le notifiche dei vostri amati gruppi Whatsapp.
Quelli della scuola, del gruppo di danza, degli scout, del calcio, degli amici, degli amici stretti, degli amici stretti tranne tizio, dei compleanni, dei regali per i compleanni e così via.
Per un non so quale motivo della fisica contemporanea, questi gruppi che non hanno più senso di esistere, almeno d’estate, esalano ancora qualche respiro.
Riportandoci ad una realtà, che vorremmo dimenticare:
La necessità di essere socialmente presenti per far sì che i nostri figli non siano esclusi dal branco.
Harari, nel suo bellissimo Sapiens da animali a Dei ha parlato del concetto di branco, omettendo la sua attuale evoluzione digitale, in cui siamo immersi.
Lo trovo molto scorretto, ma mi fornisce l’occasione di inserirmi con la mia saggistica da borgata, per colmare questa lacuna.
I paracadute dei figli
Non so quanto sia stato profondo il processo introspettivo che mi ha portato a intuire che i gruppi WhatsApp dei genitori non siano altro che un gigantesco paracadute per i figli.
“Buongiornissimo a tutti, ma per oggi c’era da completare pagina 37 o da fare anche un trattato sul comunismo post leniniano?”
Quanti messaggi come questo avete ricevuto? Ok, magari non proprio così.
Ma il punto è:
Perché ci sostituiamo costantemente alla responsabilità dei nostri figli nel badare a se stessi nelle attività scolastiche ed extra?
Oltre ad attaccarci al concetto di branco già citato, noi siamo metaforicamente la lupa che allatta i propri cuccioli fino a 38 anni.
Crediamo di far loro un piacere? Beh, ci stiamo proprio sbagliando.
Davanti all’esempio del messaggio di prima, poi si scatenano diversi profili di genitori instabili:
Il perfettino, che ha sempre la risposta giusta in un tempo nell’ordine dei millisecondi:
Solo pagina 37, il comunismo si studia il prossimo anno, ma non sono ancora certe le prove della sua esistenza.
l’ansioso, che aggiunge pathos al quesito, buttando il tutto in tragedia:
Oddio, il mio <nome figlio con uso del vezzeggiativo> ha fatto pagina 36 e 38 e un disegno in stile Modigliani per simboleggiare la perdita di valori cardine come la famiglia.
Il polemico, che decontestualizza la domanda per farne una battaglia sociale:
Lo dico sempre che danno troppi compiti e viene snaturato il concetto di tempo, quello intriso di valore che consente di far germogliare il rapporto genitore-figlio.
Il menefreghista, che inserisce una emoticon, di quelle usate di frequente:
👍🏻
Lo smemorato, che fornisce informazioni inutili per far finta di essere partecipe
Sì, oggi gli ho dato un panino col salame per merenda.
E voi? In quale categoria vi ritrovate?
Ma soprattutto, perché i papà non vengono mai calcolati in queste chat e, anche se ti presenti come il papà di <nome figlio> pensano tu sia la madre? Una manciata di quote blu, dai.
Seguitemi ancora un secondo, che vi do qualche dritta per sopravvivere. Avete tutta l’estate per allenarvi.
Come vedere la luce
Allora adesso vi spiego come gestire le miriadi di gruppi Whatsapp sui vostri figli. Mi raccomando massima attenzione.
Abbandonare il gruppo. Non dai scherzo.
Renderlo silenzioso e guardarlo solo ad un’ora utile della giornata
Al mattino mai, ormai il figlio è indirizzato. Quel che è fatto, è fatto.
Al pomeriggio, verso le 14, per mettere una pezza alle attività del pomeriggio.
Alla sera, verso le 18, per mettere una pezza al giorno dopo.
Dedicare massimo 10 minuti a sessione. Praticamente il tempo per leggere la cronologia dei duecento messaggi persi.
Salvare il figlio solo una volta al mese: se perde una comunicazione, un cambio di orario, un viaggio premio in una agenzia interinale, si arrangia.
Usare il cervello, quando gli altri non riescono ad attivarlo.
C’è da prendere una decisione, in cui vale la maggioranza (es: regali alle maestre, chi porta cosa ad una festa, etc…)
Create un sondaggio: si può fare direttamente con il pulsantino di WhatsApp o con i Doodle
Salvarsi sulle Note del cellulare le seguenti frasi standard:
Sono d’accordo.
Non sono d’accordo.
Credo sia necessario affrontare il problema in sedi più opportune.
Mio figlio/a è grande abbastanza per badare a se stesso.
Non ho dato il consenso al trattamento dei miei dati, vi farò contattare dai miei avvocati.
Quando il figlio è dotato di cellulare, sfilarsi dal Gruppo e inserire lui (legge del Contrappasso)
Se avete altre idee, vi prego di condividerle nei commenti o in risposta alla mail.
Forse ci prendiamo troppo sul serio
Se sotto l’ombrellone avete finito tutti i libri da leggere, ecco il mio ultimo consiglio della settimana.
Riprendete le chat dei vostri gruppi Whatsapp e poniamoci una semplice domanda.
Ma perché trattiamo tutto così seriamente come se da ogni cosa dipendesse la sorte del futuro dei nostri figli?
Quanto è stancante questo continuo processo di essere sempre sul pezzo, per ritenerci buoni genitori e mettere nelle migliori condizioni i nostri figli?
Vi ricordo che quarant’anni fa non c’erano le chat, vestivamo con le tute del mercato riciclate dai nostri cugini e spesso mangiavamo la terra.
Ok un minimo di evoluzione, come spiega il buon Harari, ma non è che ci stiamo prendendo troppo sul serio?
Alla prossima!