Affiancare i figli durante i compiti è uno dei fattori più stressanti della genitorialità.
Non ci sono statistiche attendibili che lo dimostrano, ma il brusio intorno alle mie orecchie di colleghi genitori alle prese con questo fardello, mi porta a questa tesi.
Fra pochi giorni entrerò nel tunnel della scolarità con Figlia Grande: si parla di prima elementare, quindi immagino che l’impegno sia relativo: pagine di lettere e numeri ripetuti all’infinito, forme da colorare, introduzione al concetto di Gesù e poco altro.
Pensavo io.
Questo “poco altro” si è tradotto nell’acquisto di 11 libri, con grande rimpianto del nostro amato Sussidiario.
Vista la mole e i contenuti di questi inni all’istruzione, ho iniziato a pensare che le voci non facevano parte della categoria “isterismo composto”, tipico dei genitori.
L’isterismo composto è un pò come l’interesse composto, solo che invece che accumulare i soldi, aumenta l’isteria.
Bene, mi dirai, quindi cosa c’entra il diario della felicità?
Per ottenere grandi risultati (o fallimenti, lo scopriremo solo più avanti), bisogna partire da lontano con un piano a larghe vedute. Anzi, lo definirei visionario, nell’accezione più tendente alla follia, che si possa trovare sul dizionario.
Andiamo per gradi.
Spesa minima, massimo risultato
E’ passato da poco il compleanno di Figlia grande e, in mezzo ad una marea di regali votati al gioco - come è giusto che sia a 6 anni - ho inserito un pensiero particolare.
Questo diario, pagato pochi euro - vi lascio immaginare dove - è stato accompagnato da un biglietto su cui ho scritto:
Il diario della felicità di Alice
Scrivi o disegna ogni giorno, con l’aiuto di mamma e papà, una cosa bella che ti è capitata.
Eccolo qui, è arrivato il monaco buddista, con la maschera da papà, che ci propina quanto sia importante celebrare ed essere grati degli eventi che ci capitano ogni giorno.
Vivo distante dal Tibet o dal Buthan, la tonaca arancione, indossata da me, mi farebbe assomigliare più ad un carcerato che ad un profeta e, infine, vorrei occidentalizzare il mito delle virtù orientali, tendenti alla pace dei sensi.
Ho letto troppi libri di persone che hanno trovato la rivelazione, in viaggi fisici o spirituali, hanno abbandonato tutto e trovato la propria vocazione.
Non è ciò che voglio raccontare io, pur rispettando chi ha seguito questo percorso.
Come sapete il mio obiettivo è essere un buon genitore, incastrando questo valore nella vita quotidiana che la maggior parte di noi conduce.
Se un diario della felicità (o gratitudine per gli adulti) è un mezzo per arrivare allo scopo, perché no?
Tornado al racconto, allo “scarta la cartaaaaah” inneggiato da tutti, davanti al diario mia figlia non capisce il senso, ma lo apprezza perché è rosa ed è peloso. La mia ricerca di qualcosa che colpisse la sua attenzione ha avuto buon esito.
Sul fine vero e proprio, con Lei, ci sarei tornato più tardi. Lasciamo bollire la minestra a fuoco lento.
Perché tutto questo sbattimento?
Perchè mi sono buttato in un centro commerciale a Ferragosto, pieno di turisti che aspettavano il proprio aereo, andando a cercare un articolo all’apparenza insignificante?
Mentre sgomitavo tra i trolley e la gente che comprava matite improbabili e caramelle gommose, me lo sono chiesto. Mi stava prendendo pure un attacco di agorafobia (immaginatemi come un Indiana Jones vecchio, che corre con un diario rosa peloso verso il parcheggio della macchina, per fuggire da quel centro commerciale). Belle scene, insomma.
Ok, ti dico i motivi di questo regalo:
Instillare un’abitudine: sembra banale, ma creare una piccola routine come fare un disegno o scrivere un riga dettata su un quaderno è un inizio graduale di quello che sarà “fare i compiti”.
Consiglio: usa sempre lo stesso momento della giornata, per esempio, al rientro dal centro estivo prima di guardare i cartoni, oppure prima di cena. Più si avvicina la sera, più il bambino - lo sai meglio di me - si imbizzarisce e potrebbe prendere male questo gioco.
Consiglio bonus: fallo anche tu. Prendi un block notes o un quaderno riciclato e, mentre lui/lei disegna o scrive, tu fai un bell’elenco puntato (sono un fan degli elenchi puntati) delle cose buone che ti sono capitate nella giornata. A tua insaputa, starai compilando il diario della gratitudine e, sempre a tua insaputa, fra un mese inizierai a vedere le cose con un tono di grigio, meno fumo di Londra.
Numeri e pre-grafia: non sono un insegnate e lungi da me sostituirmi a loro. Ma cavoli, sull’alfabeto e i numeri mi sento ferrato. Per quanto all’asilo si faccia pregrafismo, quei “3” al contrario mi sembrano rondini che chiedono aiuto e mi sento in dovere di soccorerle. Idem per le “S” i “5” e tutto ciò che può essere scritto come se nostro figlio fosse uno specchio di un camerino di Zara.
Consiglio: non essere opprimente. Tieniti un pezzo di carta vicino (per non pasticciare il tuo diario) e fagli vedere come si scrive la lettera o il numero. Ogni diario che si rispetti, ha la data in cima quindi se iniziate a settembre imparerà sicuramente questa sequenza .09.2024 (il “9” e il “4” sono importanti da metterseli in saccoccia).
Consiglio bonus: insieme al diario compra le penne con il gommino per cancellare. Qui non servono spiegazioni.
Felicità e gratitudine: abbiamo davanti un bambino di 6 anni, con un cervello ancora bello spugnoso (gli scienziati lo definirebbero “plasticoso”, forse senza -oso) e malleabile.
Durante le vacanze, alla sera, chiedevo a mia figlia: “Qual è stato il momento più bello della giornata”, risposta “Boh, non lo so”. Risposta mia interiore “Ma come?! Abbiamo fatto mille cose e mi rispondi boh?!”.
Forse qui mi è scattata la scintilla e, per non dare fuoco a lei o a me stesso, ho cercato di rendere costruttiva questa piccola sconfitta personale.
Consiglio: cercare di ricordare già da bambini le cose buone di una giornata, ti approccia alla notte con un senso di compiutezza e buon umore, rispetto ad un “è stata una giornata come le altre”. Se ci fai caso, in ogni giornata c’è qualcosa da salvare, di cui non ci rendiamo conto o diamo per scontato.
Ti faccio un esempio di una pagina di diario di mia figlia e una mia.
Figlia: disegno di uno scivolo di un parco acquatico a cui siamo andati, con scritta “Gita a Le Vele”.
Papà:
Una giornata con lo smartphone chiuso in un armadietto;
L’adrenalina di rifare gli scivoli che mi divertivano da ragazzi;
Il divertimento delle mie figlie al parco acquatico.
Probabilmente in entrambi, me e mia figlia, sarebbe comunque rimasto il ricordo di questa giornata, ma metterlo nero su bianco eleva il senso di realizzazione, come ad un livello più profondo.
Funziona anche per le giornate più classiche tipo Centro Ricreativo e lavoro (io vado al lavoro, volevo esplicitarlo).
Figlia: disegno in cui gioca con una bambina con scritta: “La mia nuova amica”. (non si ricordava il nome, ndr).
Papà:
Giocare di prima mattina con Figlia piccola;
Una riunione andata bene;
Una puntata intera di Serie TV, senza addormentarmi.
Raccontata così, sembra troppo semplice. Ora ti racconto qualche retroscena.
E’ tutto così facile?
Assolutamente, no.
All’inizio mi arrabbiavo se saltavamo uno o più giorni, ma poi mi sono detto: “Ma dove c’è scritto che dobbiamo farlo proprio tutti i giorni?”.
Altre volte, la bambina era svogliata: tirava delle righe facendo disegni incomprensibili, piuttosto che scriveva sdraiata sul tappeto. Non mi ero accorto che eravamo andati oltre la finestra temporale più giusta e che aveva trascorso una giornata impegnativa.
Quando io ho superato questi limiti che mi ero auto-imposto, si è alleggerito un pò il clima ed è arrivata quella continuità che ipotizzavo sin dall’inizio: niente di eccezionale, saltiamo ancora un sacco di giorni ma, con il grande aiuto della mamma, stiamo portando avanti questo percorso. Chissà dove ci porterà?
Proprio oggi, l’ho lasciata la centro ricreativo ricordandole di tenere d’occhio se succedesse qualcosa di bello da riportare sul diario. Lei mi ha risposto: “So già cosa disegnare stasera, la biblioteca dove mi porterai oggi pomeriggio”1
Mi sono sciolto.
La perfezione non esiste, non la cerco e riconosco di commettere tantissimi errori, sopratutto in questo periodo dell’anno dove incastrare lavoro e bambine è un’impresa per tutti e il nervosismo è sempre dietro l’angolo.
Però, concedimelo, questo momento finisce dritto nel mio diario della gratitudine di giornata.
Alla prossima!
Naturalmente alla sera non ha mantenuto la promessa :(
Peccato che non si possa commentare con foto: figlia cinquenne continua a farmi comprare diari pelosi o squisciosi (si scrive così!?!) in cui disegna, scribacchia, scarabocchia quando il grande fa i compiti per le vacanze. Non avevo ancora riflettuto sull'idea di trasformarli in diari della gratitudine. Grazie per le tue chicche di saggezza che strappano sempre il sorriso.
Buongiorno Luca, la tua newsletter ha sempre la capacità di strapparmi un sorriso e regalarmi stimolanti riflessioni. Grazie ☺️