I nostri figli parlano e noi non ascoltiamo.
Negli ultimi anni ho letto un po’ di libri sul tema genitori-figli.
Per la gran parte di essi, durante e a fine lettura, si rafforzava sempre la solita consapevolezza:
Chi ha scritto questo libro non può avere figli in casa.
E’ capitato anche a voi?
Dopo passavo alla fase di scuse, grazie alle quali giustificavo l’impossibilità di applicare i vari consigli nella quotidianità familiare.
In questo modo, potevo rimanere nella mia fantastica comfort zone in cui, ogni due per tre, io imponevo la mia legge sui figli e loro iniziavano con i capricci, volavano oggetti e parole, in un clima sereno e disteso. Fantastico, no?
In loop, come le canzoni di Boomdabash in radio da Maggio a Settembre.
Non me ne voglia Boomdabash ma capite bene che dovevo trovare un modo per provare ad uscirne.
La rivelazione
La signora della biblioteca, da cui mi servo, misura ogni mese il mio grado di serenità dalle occhiaie e dai tic del mio viso.
L’ultima volta che ci siamo visti, ha reputato il mio caso talmente grave da consigliarmi questo libro:
Genitori Efficaci di Thomas Gordon
Dopo una prima occhiata, vedo che è stato pubblicato nel 1970, ma non oso proferire parole sulla possibile obsolescenza dei concetti presenti nel libro.
Arrivato a casa, inizio a leggere e il mio tasso di post-it1 raggiunge una percentuale fuori scala.
Dopo poco matura un pensiero: ecco il libro che può svoltare il modo di relazionarmi con i miei figli, e non solo.
Adesso vi provo a spiegare uno dei concetti che mi ha colpito di più.
Se avete bisogno di un caffè, vi aspetto ma mi raccomando andate avanti a leggere.
Il concetto di ascolto attivo
Partiamo da una definizione:
L’ascolto attivo è l’abilità che meglio riassume le tre caratteristiche della relazione d’aiuto: empatia, accettazione, autenticità, per facilitare la soluzione del problema da parte della persona.
L’errore che facevo (e faccio ancora ogni giorno) è che ascoltavo i miei figli, avendo già in tasca la risposta da dare, senza porre attenzione a cosa dicessero (ok, figlia piccola non parla ancora, ma si fa capire), ma soprattutto allo stato d’animo con cui lo dicevano!
Nell’ascolto attivo il genitore, dopo avere intuito contenuto, sensazioni, emozioni, sentimenti, significati meno espliciti, comunica al figlio quanto ha compreso, riformulandolo con modalità proprie.
E’ importante che non venga aggiunto o tolto nulla, che venga “rimandato” esclusivamente il messaggio ricevuto, senza nulla di proprio (valutazioni, giudizi, consigli, opinioni, domande, indicazioni o altro, neppure in modo mascherato). Solo ed esclusivamente il messaggio ricevuto.
La dinamica dell’ascolto attivo può essere così riassunta:
il genitore osserva e ascolta con attenzione;
il genitore formula una cauta ipotesi sul vissuto del figlio;
il genitore comunica la sua impressione;
il figlio avvia un nuovo ciclo di comunicazione confermando o correggendo il feedback del genitore.
Ma veniamo a un esempio pratico!
L’esempio pratico
Io lo so che aspettate tutta la settimana per leggere i miei esempi pratici. Ora è arrivato il momento.
Ho applicato l’ascolto attivo quando Figlia grande non voleva andare a danza ritmica.
Io: Allora, sei contenta di andare a danza oggi?
Figlia: Io non voglio andare.
Io: Ah, quindi non vuoi proprio andare.
Figlia: No.
Io: Ho capito. In effetti è un po’ stancante.
Figlia: Sì, quando vieni a prendermi all’asilo ho sonno.
Io: Ah, quindi preferiresti fare un sonnellino.
Figlia: Sì e vorrei fare merenda all’asilo e non in macchina di fretta.
Io: Ho capito, merenda con gli amici e vorresti essere più riposata.
Figlia: Sì.
Io: E come potremmo fare?
Figlia: Non lo so. Non voglio più andare a danza.
Io: Ti capisco, anche io non voglio fare le cose quando sono stanco.
Figlia: Già.
Io: E se tu chiedessi alle maestre di fare un riposino dopo pranzo, solo il giorno di danza?
Figlia: Ma io non sono una piccola!
Io: Certo che non sei una piccola. Le piccole non vanno a danza ritmica!
Figlia: Un riposino dopo pranzo?
Io: Si. Puoi provare una volta e vedere come va!
Figlia: Va bene.
Piaciuto l’esempio pratico? Mi sono preso qualche licenza poetica e, in realtà, stiamo ancora trattando, ma lo scenario ideale di un ascolto attivo è quello del dialogo sopra.
Tra l’altro nel dialogo, ho chiesto a mia figlia se avesse una soluzione da propormi, ponendoci sullo stesso piano e togliendomi dalla posizione di chi detta legge.
Piano piano, nelle prossime settimane, ci avvicineremo anche a questa tecnica.
Piccoli consigli
Chiudo in modo rapido, con alcuni piccoli consigli pratici:
Vai in biblioteca e prendi in prestito il libro “Genitori Efficaci” di Thomas Gordon. Sfoglialo, non andare per forza in ordine, soffermati sugli esempi. Non ti costa niente
Ci vuole pazienza, come per la tecnica del panino, non aspettarti risultati ai primi tentativi
Prendila come una sfida personale. Non puoi immaginare la soddisfazione che proverai, quando vedrai i primi cambiamenti nel rapporto con tuo figlio
All’inizio cerca di applicare l’ascolto attivo, quando tuo figlio non è troppo agitato. E comunque, inizia sempre con frasi del tipo “ti capisco”, “Va bene”, “Anche io..”, “Secondo me..”.
Alla prossima!
Vieni a parlare di Ascolto Attivo nel Gruppo Facebook di Genitori Instabili.
Numero di post-it che incollo sulle pagine, rispetto alle pagine totali del libro.