Un unico neo
Accogliere la propria diversità
Ah, com’è fragile l’animo umano. A tutte le età, ma da bambini ancor più.
Il cassetto dei costumi da bagno pullula di fantasie colorate. Personaggi dei cartoni animati si alternano a motivi floreali. Va bene che all’Oviesse costa tutto poco, va bene che le ragazze vanno in piscina, ai centri estivi e passano un mese al mare, ma la situazione ci è sfuggita di mano.
Nella sfida tra mutanda, bikini e intero regna l’equilibrio. O meglio, regnava. La scelta variava in base al mood di giornata, all’occasione o al fatto che nel nel giro dei lavaggi il preferito fosse ancora steso, e loro volessero proprio quello (hai mai provato ad asciugare con un phon un costume?). In questa estate ricca di emozioni e cambiamenti, però, a un certo punto, tutto è cambiato per Figlia Grande.
SOLO COSTUMI INTERI
Lo avessi capito prima, avrei investito in azioni Oviesse.
Lo avessi capito prima, avrei intercettato un malessere.
Ho una certa familiarità con i nei (o nevi), nel senso proprio genetico: mio papà e mia mamma sono pieni, e così io e mia sorella. Tra i tanti, uno sulla schiena è bello sporgente, di quelli di cui il dermatologo dice “è talmente brutto, che è innocuo”, e tu la prendi bene, anche se la battuta farebbe fatica a entrare anche in un programma di Comedy Central.
Ho già parlato di quanto i bambini siano stronzi sinceri per natura, una caratteristica intergenerazionale immutata. Bene, quando ero piccolo e avevo quel neo là e uno, di quelli pelosetti, sulla guancia ho passato tempi veramente duri. Lungi da me confessar cotanta vergogna ai miei genitori, per carità, me la tenevo ben stretta e mi crogiolavo in essa come un filetto al pepe verde nel suo grasso.
Mia figlia si sta comportando nello stesso modo. Ha un neo, sul fianco, di dimensioni abbastanza pronunciate, in relazione alla sua corporatura. Può essere capitato che nei vari centri estivi frequentati l’abbiano presa in giro, così come lei può essersi recepita diversa rispetto agli altri. In ogni caso, non possiede al momento gli strumenti per gestire questa peculiarità, visto l’abbandono dei tanto amati bikini.
Secondo te, me ne sto con le mani in mano o cerco una soluzione, facendo ancora più danni?
Scoprilo proseguendo la lettura.
Se non avessi fatto niente, sarebbe finita la newsletter, quindi ti racconto gli approcci adottati.
Immedesimazione: anche io mi sono trovato in questa situazione, quindi le ho fatto presente che capivo benissimo il suo stato d'animo e che era normale rimanerci male.
Esempio: una coincidenza ha voluto che, durante le vacanze, un bambino mi abbia canzonato a proposito dei miei tanti nei; io gli ho risposto in modo scherzoso e leggero per stemperare l'attenzione su questa particolarità fisica. Più tardi ho fatto notare a mia figlia il modo con cui avevo risposto, sperando la sollevasse e potesse prendere spunto. Non mi ha filato di striscio.
Piccoli passi: le abbiamo chiesto se almeno in momenti familiari, magari in piscina con solo noi e/o i nonni, volesse mettere il due pezzi, ma niente.
Ora, il punto non è far mettere il bikini a mia figlia con ambizioni da aspirante Miss Universo.
Vorrei solo aiutarla a gestire meglio le prese in giro sui difetti fisici, perché alla sua età sono all'ordine del giorno e la maturità per fregarsene arriva molto (troppo) dopo. Forse fa parte anche questo del percorso di crescita.
Non sto insistendo troppo, ma quando con lei incrociamo persone con nei evidenti, glielo faccio notare con delicatezza, per ricordarle che ognuno ha le proprie particolarità, a volte comuni, a volte uniche.
Mal comune mezzo gaudio, ma è importante insegnare anche ad accogliere le diversità. Così come lei si è sentita diversa dagli altri, i suoi occhi notano le diversità nelle persone.
È stato il caso di una ragazza in sedia a rotelle, con spasmi e un tenore di voce sopra alle righe che ha destato l’attenzione di Figlia Grande. Io stavo pagando gli abbonamenti della piscina e, con la coda dell’occhio, ho visto che la stava fissando. Una volta usciti, con il conto prosciugato, mia figlia mi ha chiesto cosa avesse quella ragazza. E io sono partito con quei discorsi che ti prepari davanti allo specchio, ma quando devi andare in scena escono sempre male (un po’ come quando ordini le pizze per otto persone). Suonava così.
Quella ragazza che hai visto è speciale, come lo sei tu, tua sorella, la tua mamma ed io. Io ho le gambe storte e porto gli occhiali, tu hai un neo e una cicatrice sulla fronte, tua sorella ha sempre il raffreddore e si riempie di puntini quando fa caldo e tua mamma è perfetta, perché legge questa newsletter (scherzo!). Quella ragazza, nel suo essere speciale, è più sfortunata di noi perché forse ha avuto qualche problema quando è nata. Ma sicuramente ha genitori e amici che, anche per questa sfortuna, le vogliono ancora più bene.
Tutto questo discorso, che non è venuto fuori proprio così, è sgorgato mentre attraversavamo la strada in un crocevia trafficato, quindi abbassandomi al suo orecchio per farmi sentire. Coefficiente di difficoltà 3.2 sulla scala Montessori.
Figlia Grande mi ha risposto di sperare che quando avrà un bambino starà bene. Ragionamento lineare per una bambina di sette anni, ma che ha smontato l’aspettativa che nutrivo nel mio sermone.
Lascio decantare. Le occasioni per fare i conti con il suo essere speciale ci saranno anche d’inverno, in piscina e in palestra, anche se il mio occhio non potrà vedere, e forse è meglio così.
Ho stigmatizzato fin troppo la mia necessità di farle gestire da subito e alla perfezione un’emozione scomoda come la vergogna. A volte, pensiamo di fare il bene per i nostri figli, ma in realtà agiamo solo per lenire un nostro senso del dovere autoimposto, tale da preservarli da quegli ostacoli messi apposta dalla vita per crescere in tutte le dimensioni misurabili (accettazione di sé, rispetto degli altri, autonomia nel mettersi a confronto con le emozioni, etc…).
Oppure combattiamo battaglie ormai concluse da anni, quelle della nostra infanzia.
La newsletter di questa settimana è una richiesta d’aiuto. Ti sarai ritrovato sicuramente in questa situazione, ma come ti sei comportato? Insistere o lasciare correre? Aspettare un segnale o cercare un evento utile alla spiegazione?
Come hai notato, non ho mai usato la parola bullismo. Non credo sia il caso occorso a mia figlia, ma recepire una prima avvisaglia di reazione alla diversità e spendere alcuni momenti per dare importanza all’inclusività, può essere considerato un primo passo per non intraprendere una cattiva strada.
Le domande sono semplici e i nostri ragazzi sono super recettivi: come ti sei sentita quando ti hanno preso in giro per il neo? Faresti lo stesso nei confronti di un’altra persona? Proveresti a far smettere altri bambini che lo stanno facendo?
Questi interrogativi sono sani, se non resi troppo opprimenti. E soprattutto vanno incontro ad un senso comune, rispetto al premio singolo e virtuale di genitore dell’anno.
Sono partito da un neo per arrivare ai massimi sistemi: è evidente che ho bisogno anche del tuo supporto, quindi bando alla timidezza e rispondimi a questa mail o nei commenti. Una buona azione verso di me e verso tante persone che potrebbero essere in questa situazione.
Alla prossima!
Crediti: se non esplicitati, le immagini sono prese a titolo gratuito dal sito pixbay o generate con Ideogram, Bing AI Creator o di produzione personale




Ciao! Purtroppo cercare di evitare le sofferenze ai nostri figli spesso fa più danni che altro. Perchè se non passano da quella strettoia, non hanno modo di metabolizzare ed elaborare una strategia di difesa ( lo sticazzi è la regina delle difese, ma è generalmente troppo presto perchè FigliaGrande lo eserciti ). FiglioDiMezzo è un ADHD, con un passato scolastico croccante per le sue caratteristiche, soprattutto per la sua difficoltà di interazione coi pari età. Non sono mai intervenuta con genitori altrui o professori perchè venisse difeso o protetto. Ho sempre lavorato su di lui, perchè nella vita dovrà necessariamente scontrarsi molte volte con gentaglia ignorante, e DEVE avere gli strumenti per affrontarla. Gli spiegavo/spiego quali sono i meccanismi che muovono i bulli, gli ho dato il consiglio maestro per provare a disinnescarli, e in qualche modo ha cominciato a venirne fuori. In tutto questo, avrei voluto che tutti quegli ignorantelli evaporassero da sta terra, avrei appeso ad una briccola a testa in giù i loro genitori che vedevano in FiglioDiMezzo il problema, e ho provato e provo una fitta al cuore al pensiero di come deve sentirsi. È difficile saperli in certe difficoltà? Sì. È necessario? in questo caso, ancora sì. Un bacetto sul neo a FigliaGrande.
Non ho le competenze e l’autorità per entrare in questo discorso, volevo solo raccontare che la direttrice della scuola di mia figlia, il primo giorno di scuola mi ha chiamato per dirmi che mia figlia aveva fatto un occhio nero ( ma proprio nero) a un compagno di classe. In classe c’era un bambino disabile e il furbo di turno lo continuava a chiamare mongoloide, al che é partito il diretto. La direttrice ci disse che così non si fa , le diedi ragione, però le dissi Chi sono io per tarpare le ali a mia figlia? Restó interdetta, al che le dissi , se mi trova strano, pensi ai genitori del futuro bulletto. Comunque un castigo a mia figlia lo diedi, il gelato invece di 3 gusti, solo 2.